venerdì, agosto 30, 2013

La montagna incantata e l'igloo

Insomma ragazzi lo so che ormai qui non c'è più speranza, che sto blog lo ritenete tutti morto e sepolto, che solo rarissimamente dà piccoli sussulti, quelli di un cadavere in agonia, ma tant'è.

Tempo per scrivere ne avrei avuto moltissimo, ma non ho fatto nulla.
Perchè gli hobbies, se non son hobbies, che cosa sono?

E poi, a scrivere ci vuole l'ispirazione. Come quel 22 giugno che ho attraversato via Biagio Rossetti mentre il sole cadeva magico proprio al centro della strada sulla mia sinistra, simmetrico tra le case come solo Biagio poteva averlo immaginato... poi ho pensato: "e io adesso che cazzo ci vado a scrivere su questa cosa che non sia una enorme banalità, una cosa già detta (come tutti anche io dico sempre le stesse cose) o una nenia che fa venire il latte alle ginocchia?".
Oppure quell'altra volta che parlando di notte con Ale, lo speleologo della sociologia di mille ricerche e mille ancora, con il quale abbiamo convenuto che noi che avevamo 18 anni nel 1992 è naturale se ora siamo un pò frustrati, certo perchè noi allora abbiamo avuto ideali più grandi di quelli venuti dopo (cosa è successo in fondo dal 1992 che non fosse già stato "lanciato" allora? Internet? Eh, quindi? Tutti chiusi in casa o con la faccia dentro uno smartphone e nessuno più che si guarda in faccia. Ok, ok.. di questo mi riprometto di parlarne).
O ancora la musica: estate 1992 l'anno dell'Europa unita delle mie e delle tue vacanze.. era merda vero? E adesso? Cosa cantiamo? vabbè.
Allora si finisce con fare le vacanze ferme che sono un pò l'inverso di quelle lente, dove ti muovi piano e ascolti la gente e i muri e gli alberi e sai dove nasce quel vento, oppure credi di saperlo.
Le vacanze ferme sono quelle che un pò fai finta di niente e un pò ti annoi, un pò leggi e un pò fantastichi, un pò dici di no (devo imparare a dire di sì!!) e un pò ti specchi nelle vite degli altri, quelle stantie, e solo la famiglia ti fa star bene, che c'è tempo per tutto ma tutto scorre in fretta e anche se non vuoi un pò di ansia sale, non so per cosa ma sale. Saranno le vite degli altri, nelle vacanze ferme.

Poi vai ad Amsterdam che ti aspetta il mentor che non sai spiegare bene perché l'hai cercato e chi l'ha voluto, ma senti che stai un pò meglio adesso che ce l'hai e ti aiuta ad andare con la testa "dal bi al ba". Lui ha una famiglia stupenda, è una delle persone più modeste che conosca anche se lo so bene che fortuna audaces iuvat e lui di audacia ne ha avuta parecchia. Adesso, mi pare che abbia guadagnato la sua razione di serenità.

Beh andiamo al parco, che Amsterdam è straordinariamente soleggiata e tersa quel pomeriggio, e Elvis suo figlio vuole scorazzare tra i giochi. E allora sì, entriamo in un'area riservata ai giochi per bimbi e qui avviene il miracolo di una scena surreale che solo i luoghi hungry and foolish possono regalare.

C'è una piccola area sabbiosa al centro, una struttura metallica sulla sinistra (subito ribattezzata igloo) e una piccola struttura di falsipiani in cemento sulla destra (naturalmente dopo 3 secondi battezzata "la montagna incantata"). Noi ci sediamo sulla panchina a fianco, Elvis corricchia allegro e col fiatone tra l'igloo e la montagna incantata, attento ma non troppo a non cadere ma soprattutto a dar soddisfazione al papà. "Vedi, la cosa più difficile è fingere distacco mentre si dondola dalle travi sulle sole braccia e rischia di cadere e scarnificarsi il mento per la vita, ma sai così si crea la sua self-confidence che lo accompagnerà per sempre.
Che gran papà il mentor, che gran posto l'Olanda.

Mentre incitiamo Elvis che va all'assalto dell'igloo per la 19esima volta, intravediamo un signore sulla quarantina sollevarsi tremante dalla panchina a fianco: dopo aver opportunamente scartato le sue attrezzature nuove di pacca per buoni 20 minuti, si è minuziosamente vestito con ginocchiere, gomitiere e rollerblade e ora tenta una partenza. Invece che fare lo sciolto, o almeno di "cagare la sua merda" tra sè e sè, questi forse erroneamente sentitosi osservato interviene improvviso, come per giustificarsi e con voce forte e un pò tremante: "hay heey sooorryyy sorry it's my first time I donno how to move be patient!" e il mentor - che non è mica mentor per niente - veloce come una faina risponde "no worries!! You are already great!!!". Una scena commovente nella sua ridicolaggine e ludibrio. Due signori con forse già i primi peli bianchi sul petto che si scambiano frasi così oneste e no sense, penso che in Italia non avrò mai il piacere di sentirle.
Ecco, ora immaginate un pò meglio la scena: un signore semovente su rollerblade a sinistra che gira intorno ad un igloo di ferro costantemente scalato da un bambino, un altro paio di bambine allegre che si rotolano nella sabbia al centro, una famigliola inglese sulla panchina alla nostra destra, tutte le ghiandole mammarie di Amsterdam che fanno footing dietro di noi e una montagnetta di scalini di cemento sulla destra, che ogni volta che Elvis incrocia con il suo sguardo sembra un pò quello di Pantani sul Mortirolo, e ogni volta che raggiunge la cima anche lui non ha più forza di esultare, solo quella di alzare 4 dita al cielo ("oh, lo sai che io ho 4 anniii?!").

Però lo sguardo si allunga un attimo in più, appena oltre la montagna incantata c'è anche un corrimano in acciaio, lungo forse 10 metri e diviso in tre parti, alto massimo un metro, perfetto per gli esercizi delle ginnaste, avete presente no? Beh le bambine, quelle di prima, si dividono in effetti tra la sabbia e il corrimano, si dondolano sulle braccia alcuni secondi lasciando in sospensione le gambe, poi si buttano e tornano sulla terra. Elvis, quello non si azzarda nemmeno di avvicinarcisi, a quel coso. Scorgiamo però quella che sembra la mamma di una delle due bimbe, simpatica.. belloccia... fa scorrere la mano lungo il corrimano, poi lentamente flette una gamba sulla sbarra, si allunga con un movimento da danzatrice, così, nei suoi jeans. Ci sa fare la mamma, e presto la passione prende il sopravvento: stringe le mani attorno alla sbarra e si proietta in alcune pose plastiche davvero fantastiche, degne di una ginnasta: spaccata aerea, spin a gambe tese e altre eccitanti robe del genere. Il mentor e il sottoscritto girano la testa e sono sicuro che aprono un pò la bocca, al che lei senza alcun pudore né malizia, effettua un movimento inverso lasciandosi dondolare sulle mani, con le gambe tese e i piedi nudi a far da perno sulla sbarra. Ciò le allunga i jeans neri e piano piano le si vede il sedere, ma lei fa l'indifferente. Continua a far l'indifferente anche quando dai jeans sbuca chiarissima la sagoma di un perizoma nero che s'infila preciso tra le chiappe.
Noi, deglutiamo.
Il pattinatore incapace di stare in piedi alla nostra sinistra (40 anni, pelo forse bianco).
La famiglia inglese alla nostra destra a chiaccherare indifferente.
Elvis che richiama l'attenzione di papà dalla cima della montagna incantata.
E noi, al centro di quella scena degna del primo Tarantino, che deglutiamo.
Poi, io credo di aver proferito solamente "che pornomamma!" mentre il mentor si lancia in una sottile ma pungente analisi dell'effervescenza del popolo olandese mista all'incapacità di controllo di quello italiano. O perlomeno di quello italiano presente in quel momento nell'area giochi del parco. Che città, Amsterdam. Come fai a non innamorarti?

Vi giuro che in quel momento avrebbe potuto palesarsi Vincent Vega in persona, con il suo abito e cravatta neri e capelli sulle spalle (ricordate? Ha vissuto 3 anni ad Amsterdam prima di tornare a LA e fare Pulp Fiction) e mettersi a giocare sulla sabbia, oppure scalare insieme a Elvis la montagna incantata, che non sarebbe apparso affatto stonato. No, no.

Cominciamo a tirar giù qualche santo per quella visione divina, eccitante e imbarazzante al tempo stesso, ma lei va avanti a flettersi e mostrarci il suo striminzito intimo per alcuni lunghi minuti, nell'indifferenza generale (intanto, BOOMHH!! il 40enne con i rollerblade cade rovinosamente a terra, da fermo, e grida I GOT IT!!), tra spaccate e verticali sinuose, poi con nostra somma sorpresa dà un "cinque" alle due bimbe e se ne va soddisfatta. Era sola, era venuta per fare un pò di allenamento, certo mai e poi mai era venuta per arraparci. Le bimbe sono della famiglia inglese che continua nella sua quieta discussione su weather and royal baby tutto il tempo, indifferente all'ingrifata che montava attorno.
Vabbè, ci diciamo, è ora di riprendere le nostre biciclette. Il mentor fa un fischio a Elvis che di rimando gli ricorda di avere 4 anni, dalla cima della montagna incantata. Accanto all'igloo invece, il neo rollerblade muove il primo metro. Che spettacolo, Voldenpark.

Così, sono cominciati i miei tre giorni di mentoring meeting in terra Orange.
Grazie mille A per ascoltare e aiutare!


1 commento:

Anonimo ha detto...

telecronaca in differita spettacolo!!! ma guarda che sono io a imparare...achab